Giotto. Quaderno di disegno

di Marta Sironi e Chiara Carrer, 2014
14,00 | Acquistalo su Topishop

Il nome della collana è buffo, «PIPPO», ma ha un significato preciso: queste cinque lettere stanno infatti per PIccola Pinacoteca POrtatile. Si tratta di una piccola collezione di libri (quattro per il momento) che ci guidano nel mondo dell'arte, del disegno, della pittura offrendoci una miriade di spunti interessanti per capire, sperimentare, giocare, imparare. Dopo averci parlato di animali, dame e cavalieri e nature morte, il nuovo volume è un quaderno tutto dedicato a uno dei massimi maestri della pittura, Giotto. I suoi affreschi più famosi sono riprodotti dalla mano dell'illustratrice Chiara Carrer che ne segue le linee principali e ne isola parti o dettagli. Attraverso le figure sacre, i paesaggi e le architetture, guidati dal testo della storica dell'arte Marta Sironi, curatrice dell'intera collana, entriamo nella vita di un artista attivo tra Duecento e Trecento che prima di diventare un pittore è stato un bambino che disegnava curioso il mondo intorno a sé. - See more at: http://www.corrieredisaluzzo.it/cgi-bin/archivio/news/Giotto--Quaderno-di-disegno.asp#sthash.mYVK7RVb.dpuf
PIPPO è la PIccola Pinacoteca POrtatile: un libro che può stare in biblioteca, ma è anche un insieme di pagine che si possono colorare, disegnare, ritagliare, incollare insieme, staccare e appendere al muro. PIPPO è nato grazie all’immaginazione di Guido Scarabottolo[...]. Attualmente PIPPO vive attraverso 4 volumi, curati da Marta Sironi con illustratori di volta in volta diversi. Marta scrive i testi, brevi didascalie di accompagnamento alle immagini e gli illustratori scelgono quale artista re-interpretare. Lo scopo della collana è giocare con l’arte, imparando a osservare quel che c’è nei quadri, per riflettere su come e perché i pittori immaginano, disegnano, rappresentano cose, persone, animali, città e paesaggi. PIPPO è un gioco interattivo, uno strumento per genitori e docenti per insegnare ai più piccoli la storia dell’arte attraverso i grandi capolavori del passato. E volendo, è un ottima guida d’accompagnamento nei musei.
Giotto. Quaderno di disegno di Marta Sironi e Chiara Carrer è l'ultimo in ordine cronologico, l’unico monografico, che racconta l’identità artistica di Giotto, figura di passaggio tra l’arte del Medioevo e quella del Risorgimento. Nonostante le numerose commissioni a tema religioso, Giotto fu uno dei primi a rappresentare la realtà che lo circondava attraverso le architetture (anche di interni come le case) e i paesaggi. Fu inoltre abilissimo nel rappresentare la gestualità dei suoi soggetti, unico mezzo per raccontarne la storia e le relazioni.

Da PIPPO, la collana di Topipittori per insegnare l’arte ai bambini, in Libreriamo.
Il nome della collana è buffo, «PIPPO», ma ha un significato preciso: queste cinque lettere stanno infatti per PIccola Pinacoteca POrtatile. Si tratta di una piccola collezione di libri (quattro per il momento) che ci guidano nel mondo dell'arte, del disegno, della pittura offrendoci una miriade di spunti interessanti per capire, sperimentare, giocare, imparare. Dopo averci parlato di animali, dame e cavalieri e nature morte, il nuovo volume è un quaderno tutto dedicato a uno dei massimi maestri della pittura, Giotto. I suoi affreschi più famosi sono riprodotti dalla mano dell'illustratrice Chiara Carrer che ne segue le linee principali e ne isola parti o dettagli. Attraverso le figure sacre, i paesaggi e le architetture, guidati dal testo della storica dell'arte Marta Sironi, curatrice dell'intera collana, entriamo nella vita di un artista attivo tra Duecento e Trecento che prima di diventare un pittore è stato un bambino che disegnava curioso il mondo intorno a sé. - See more at: http://www.corrieredisaluzzo.it/cgi-bin/archivio/news/Giotto--Quaderno-di-disegno.asp#sthash.mYVK7RVb.dpuf
Il nome della collana è buffo, «PIPPO», ma ha un significato preciso: queste cinque lettere stanno infatti per PIccola Pinacoteca POrtatile. Si tratta di una piccola collezione di libri (quattro per il momento) che ci guidano nel mondo dell'arte, del disegno, della pittura offrendoci una miriade di spunti interessanti per capire, sperimentare, giocare, imparare. Dopo averci parlato di animali, dame e cavalieri e nature morte, il nuovo volume è un quaderno tutto dedicato a uno dei massimi maestri della pittura, Giotto. I suoi affreschi più famosi sono riprodotti dalla mano dell'illustratrice Chiara Carrer che ne segue le linee principali e ne isola parti o dettagli. Attraverso le figure sacre, i paesaggi e le architetture, guidati dal testo della storica dell'arte Marta Sironi, curatrice dell'intera collana, entriamo nella vita di un artista attivo tra Duecento e Trecento che prima di diventare un pittore è stato un bambino che disegnava curioso il mondo intorno a sé. - See more at: http://www.corrieredisaluzzo.it/cgi-bin/archivio/news/Giotto--Quaderno-di-disegno.asp#sthash.mYVK7RVb.dpuf

0 commenti:

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Il pifferaio magico di Hamelin

di Robert Browning,
illustrazioni di Antonella Toffolo,
traduzione di Umberto Fiori e Livia Brambilla, 2007.
13,00 | Acquistalo su Topishop

Non credo esistano fiabe più oscure per tema e tradizione de Il pifferaio magico di Hamelin. E non a caso, infatti, Antonella Toffolo, che ha illustrato la traduzione di Umberto Fiori e Livia Brambilla per l’edizione di Topipittori, ha scelto il nero. Il bianco e nero, dovrei dire più propriamente, anche se, di fatto, il bianco passa inosservato e si riduce agli occhi come un mezzo neutro per sottolineare la drammaticità del tratto di carbone.
Questa ballata di Robert Browning, poi resa in prosa dai fratelli Grimm, è una delle opere più celebri e amate della letteratura inglese per ragazzi. Inserirla nella collana delle “fiabe quasi classiche” è un’idea eccellente perché le illustrazioni così cariche di drammatica contemporaneità davvero sembrano danzare in pieno equilibrio con le parole antiche. Parole e immagini danzano con competenza di passo e al contempo come preda di una musica magica che le coinvolge e trascina. [...] È una fiaba che, come un velo nero, si stende implacabile sui vizi umani, e sul principe dei vizi: l’ingratitudine, e punisce senza pietà. Il pifferaio libera la città di Hamelin dai ratti, li strega con la sua musica magica e li induce a tuffarsi nel fiume e annegare. La città, libera dalla piaga si rivela ingrata e ingiusta, non tiene fede alla parola data e dimentica la situazione misera da cui il pifferaio l’ha liberata. Il pifferaio da parte sua è spietato, non perdona e punisce nella maniera più terribile possibile. Riducendoli a prede con il suo flauto magico, trascina nel ventre di una montagna tutti i bimbi di Hamelin, spegnendo con un unico soffio le speranze della cittadina.

Da Una fiaba dalla tradizione oscura che guarda al futuro con speranza, di Barbara Ferraro, AtlantideKids, 2011. 

0 commenti:

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Sonno gigante sonno piccino

di Giusi Quarenghi e Giulia Sagramola, 2013
20,00 | Acquistalo su Topishop

"Questa sera sul cuscino
non trova sonno il mio bambino [...] 

Forse gli balla qualcosa in testa
forse ha voglia di fare festa
forse non so forse chissà...
piccolo sonno passa di qua." 

Tra questi versi si scioglie la ninnananna di Giusi Quarenghi, in cerca del sonno di un bambino che questa sera non ha tanta voglia di dormire.
Un viaggio immaginato, creato dai tanti 'forse' che nel percorso segnano bivi di fantasia: forse è andato a fare un giro o forse ha incontrato un ghiro, forse nuota in mezzo al mare, forse vola su un cammello o galoppa su un uccello.
Forse.
In tutta questa incertezza, una sola cosa è certa, lui, il bambino, si sta divertendo un mondo. In quel mondo che è al di là della veglia.
Ma questo bambino non è l'unico a spassarsela. Con lui si devono essere molto divertite anche le autrici, Giusi Qarenghi e Giulia Sagramola, che hanno costruito un viaggio, giocando con il senso delle parole e con il senso delle immagini e con il senso del tempo che va.
Così come Giusi Quarenghi colora di nuovo senso le parole, per cui una stella si beve e una camomilla si guarda, un cammello decolla e un uccello galoppa (è normale non prendere sonno con questa confusione...), altrettanto fa Giulia Sagramola con le immagini.
Fotografie in bianco e nero dell'infanzia di nonni e genitori che, sapientemente ritoccate, prendono colore e si arricchiscono di particolari per assumere nuovi significati.

Da Forse... (il sonno visto da chi resta sveglio), su Lettura candita, di Carla Ghisalberti, 2013.











0 commenti:

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Gli amici nascosti

di Cecilia Bartoli, 2014
10,00 | Acquistalo su Topishop

Nella mia esperienza i luoghi in cui ho sperimentato con più efficacia il gioco e la pratica dell'immedesimazione sono la lettura e il teatro.
Due anni fa, in terza, lessi il racconto di Robera, un ragazzo etiope sfuggito alla guerra, che con sua madre affronta un lungo viaggio nel deserto che lo porta dal Sudan alla Libia, e poi ad affrontare la terribile esperienza della traversata del mare fino alla Sicilia. Robera ha la stessa età dei bambini e ci mette anni prima di arrivare a Roma, dove Cecilia Bartoli, un'amica psicologa, ha raccolto le parole sue e di sua madre.
Questa testimonianza orale che io leggo loro prende così tanto le bambine e i bambini che decidiamo di metterla in scena per Natale, trasformando il suo breve racconto in una narrazione corale, accompagnata da semplici movimenti evocativi.
L'impatto che ebbe allora il confronto con quel racconto è rimasto nella mia mente con così tanta forza che, durante l'estate, pensando a un tema per il nostro ultimo spettacolo teatrale e a un libro che potrebbe accompagnarci per tutto l'anno in quinta elementare, progetto di leggere in classe Nel mare ci sono i coccodrilli. [...]
È più difficile dare corpo a un personaggio vero?
In terza elementare, quando mettemmo in scena la storia del ragazzo etiope fuggito dalla guerra del suo paese, ci fu un'appassionata discussione fra i bambini. Simone sosteneva che lo spettacolo doveva essere diverso, perché «Robera le ha affrontate davvero quelle cose.» E Matteo aggiungeva: «tu pensi che non è successa davvero questa cosa, perché tu non vuoi che succedono... invece è successa!»
In questa storia c'è un bambino che non è uguale a noi - sosteneva Valeria - cioè è uguale a noi, ma non ha vissuto come noi.» E Asia precisava: «Negli spettacoli che abbiamo fatto finora non c'era mai stata la realtà. Questo è stato il primo spettacolo che abbiamo fatto che è stato vero e tu ti immedesimavi più nella parte, perché capivi un po' come viveva, tutti i viaggi che ha fatto, le sensazioni, le emozioni tutte...»
All'affermazione di Asia, che sosteneva che era più facile immedesimarsi con Robera, dato che la storia era vera, rispose con decisione Marianna, sostenendo che «la vita di Robera è molto diversa dalla nostra vita. E quindi è più difficile rappresentarla per noi, che siamo molto più fortunati di lui». [...] Se tu dai voce alla storia di un altro e quell'altro ha realmente vissuto ciò che tu stai tentando di rappresentare, non hai il diritto di mentire, sostennero con forza Vlaeria e Greta. Da finzione, in cui giocare con gli eroi dei miti o con gli strampalati personaggi usciti dalla fantasia di Roal Dahl, il teatro era diventato per loro luogo di verità, momento e occasione per cercare di entrare in una storia che non era la loro.

da I bambini pensano grande. Cronaca di un'avventura pedagogica di Franco Lorenzoni.

0 commenti:

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

N° 3. Che mistero nasconde il giardino dei vicini?

di Giulia Goy e Giulia Binfield, 2005
12,50 | Acquistalo su Topishop

«Ogni fenomeno può essere vissuto in due diverse maniere. […] Si può osservare la strada stando dietro il vetro della finestra: i rumori ne vengono attutiti, i movimenti diventano fantomatici e la strada stessa appare, attraverso il vetro trasparente, ma saldo e duro, come una entità separata, che pulsi in un “al di là”. Oppure si apre la porta: si esce dall’isolamento, ci si immerge in questa entità, vi si diventa attivi e si partecipa a questo pulsare della vita con tutti i propri sensi.». Sono parole di Vasilij Kandinskij, scritte nel 1926, per introdurre il saggio Punto, linea, superficie. Il pensiero del pittore russo aiuta a spiegare ai lettori di oggi il modo in cui è nato N° 3. Che mistero nasconde il giardino dei vicini?, cioè il testo di Giulia Goy e le immagini di Julia Binfiled: osservando “fenomeni” da una finestra (stando dietro e “aprendo la porta”), e lasciando traccia delle rispettive visioni dentro la scrittura e la pittura. Non per nulla, Kandinskij porta a esempio una situazione che il lettore ritrova all’inizio di questa storia e che è consueta per i personaggi che la abitano. All'inizio della storia, infatti, si legge: «Io e la mia famiglia abitiamo in città, in un appartamento, al terzo piano di un palazzo. Di fronte a noi, c’è una grande casa con il giardino: il n° 3. Il n° 3 è una casa strana, immobile e silenziosa. Con le mie sorelle, dalle finestre, la spiamo sempre.».
Il libro stesso, rispetto al lettore, è la proposta di un “al di là” che si accende e si spegne con l’inizio e la fine della lettura. In più, N° 3. Che mistero nasconde il giardino dei vicini?, fa parte della collana Grilli per la testa, creata – si legge in quarta di copertina – «per aprire finestre su significati nascosti, creare nessi imprevisti fra cose e persone, illuminare storie segrete, ma sotto i nostri occhi.».
Su queste basi, uno degli esiti della lettura di N° 3. Che mistero nasconde il giardino dei vicini?, potrebbe essere quello di dare concretezza all’esperienza vissuta come lettori, quando ci si apposta a quella particolare finestra che è ogni libro, e si legge, in immagini e/o parole, dentro e fuori di noi. 3, insomma, introduce ai misteri e ai piaceri della lettura e racconta cosa significhi “leggere”: che si tratti di un libro, di un paesaggio, di una situazione o di sé. [...] N° 3 . Che mistero nasconde il giardino dei vicini? è una conversazione a sette voci (sette capitoli, sette scene), che si ascolta su due binari paralleli: uno scritto, l’altro dipinto; uno fatto di segni (dipinto), l’altro, di interpretazioni (scritto); uno privo di persone (dipinto); l’altro affollato di persone (scritto); uno silenzioso (dipinto); l’altro “rumoroso” (scritto); uno aperto, fuori casa (dipinto); l’altro chiuso, dentro casa (scritto); ecc.
Vedere l’invisibile, a quest’indirizzo, è un’arte. Cifre e piante sono la chiave di voci misteriose che sotto i nostri occhi, compaiono e scompaiono di continuo.

Da Una finestra sul giardino, di Giulia Mirandola, Catalogone 2007.

0 commenti:

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.