Scompiripiglio!

di Studio Euphrates, 2013
16,00 | Acquistalo su Topishop

Scompiripiglio! è una raccolta di tre storie: Talfino e Polnacchia; Talfino e la scompiripappa; Talfino, che pasticcio!. Gli Scompiripigli sono numerosi. Si chiamano Talfino, Polnacchia, Scoiattosauro, Corniglio, Formiguro, Talipo eccetera. Essi «sono animali nati da strani scompigli.» Talfino, per esempio, è «lo scompiripiglio di una talpa e di un delfino.» Polnacchia, quello di un polipo e di una cornacchia. I bambini conoscono questo genere di giochi, li praticano non appena acquisita una certa padronanza della lingua parlata e scritta. La scoperta di questi nuovi amici immaginari, potrebbe dare luogo a un gioco basato sulle parole composte e dedicato all'invenzione di nuovi Scompiripigli concepiti dall'unione di due specie. [...] Scompiripiglio! si basa su storie di lunghezza regolare, costruite secondo il medesimo metodo compositivo: tra un punto di partenza e un punto di arrivo, c'è un rettilineo da percorrere, interrotto a un certo punto da una biforcazione o da curve. [...] Cartelli e frecce, indicano ai lettori di scegliere una pista e di proseguirla anche nel passaggio da una pagina a quella successiva, oppure precedente, come accade in Talfino, che pasticcio! dove il protagonista è immerso in un groviglio di vie, binari, scale, tunnel da superare. Seguire Talfino, significa non perdersi nei ripetuti cambi di pagina, non solo di direzione. Talfino, infatti, avanza se i lettori non ne perdono le tracce e ne assecondano, coerentemente, i cambi di rotta. D'altra parte, il lettore ha ampio margine di azione, perché è lui stesso a decidere dove accompagnare Talfino e a quale velocità di andatura. Il rispecchiamento tra trama e grado di attività dei lettori, è una qualità specifica del libro di Studio Euphrates, studiato secondo la tipologia del libro-game: a una strada diversa equivale una storia diversa; a un lettore diverso, equivalgono strade diverse; a lettori diversi, equivalgono storie diverse.
La difficoltà di prendere decisioni, in Scompiripiglio!, è proporzionata alla disponibilità ad assumersi la responsabilità delle proprie iniziative ed è tenuta in considerazione, anche quando si tratta di decidere tra un piatto di wurstel, formaggio fuso, hamburger e riso e uno di fagiolini, uova, cotoletta e riso. In linea generale, decidere che fare, per Talfino non è semplice. A tale scopo, la posizione delle storie è stata accordata a diversi livelli di capacità. La prima storia, di livello semplice. La seconda, di livello intermedio. La terza, di livello difficile. Questa impostazione graduale non è priva di logica. Essa dovrebbe preparare una persona ad affrontare gli ostacoli, da quelli minori a quelli maggiori, sapendo che da ogni inciampo possiamo riprenderci gradualmente, in numerosi modi. Esperti non nasciamo, è il messaggio di Scompiripiglio!. L'esposizione progressiva di problemi, educa alla risoluzione progressiva degli stessi. Il piacere di misurarsi con prove sempre più complesse esiste nei bambini e nelle persone adulte se nel corso delle rispettive esistenze si presentano occasioni per sviluppare questo atteggiamento.

Da Scompigli e algoritmi dal Giappone, di Giulia Mirandola, Catalogone 2014.

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Di notte sulla strada di casa

di Giovanna Zoboli e Guido Scarabottolo, 2005
12,50 | Acquistalo su Topishop

Sedici tavole e sedici domande, per abitare la notte in modo sicuro, cercando storie nelle luci di una città insonne, che dal finestrino dell’auto sembra sognare se stessa.
Di notte sulla strada di casa accade se in vettura un bambino, sdraiato o sul fianco, seduto o accucciato, si affaccia sul mondo che gira e gli chiede perché?
Il libro scorre per tutta la sua durata su un doppio livello espressivo: uno interno e interiore; uno esterno ed esteriore. Lo evidenziano costantemente messe in primo piano, le sagome del cruscotto, dei sedili, dei finestrini: questo è l’interno. Si è dentro dal primo momento, quando, aprendo il libro, dalla copertina (dove l’auto coi suoi fari illumina il lettore) si accede all’interno della vettura senza sbattere portiere. Dentro, c’è un ambiente a noi noto: aria tiepida che fa stare senza cappotto; rumori attutiti; adulti taciturni che per la stanchezza hanno smesso di discutere, guidano, digeriscono, sonnecchiano; radio spenta perché il notiziario è già stato trasmesso; finestrini su tutti i lati. Lì dentro, sul vetro di questi schermi occasionali e perfetti, un bambino fissa ritratti di città, quadri di sole domande.
Il pensiero è protagonista. È lui che gira Di notte sulla strada di casa: come un regista, come un film. Si manifesta in forma interrogativa per sedici volte, scandendo il testo breve in altrettante domande. [...] Di notte sulla strada di casa è impossibile perdersi. Fari e insegne orientano. Non è dritta la via del ritorno e, se la segnaletica non mente, il rettilineo porta chissà dove. Dunque, si svolta. Chissà dove è una freccia in avanti, località futura e desiderabile poiché sconosciuta. L’ignoto non si teme. Per un bambino esploratore, alto quanto lo schienale di un sedile imbottito, anche la strada di casa, in fondo, è “chissà dove”, se essa dimostra di aver azzerato le consuetudini diurne e di essere oltre l’ordinario. Infinitamente piccolo e immensamente grande, si guardano e si parlano. Il cielo tocca la strada, la strada tocca il cielo. Per ciascuna domanda una stazione di conoscenza, un progetto di soluzione che si prospetta in divenire. Di notte sulla strada di casa si muove nel buio, facendo luce. [...] Sull’ultima tavola, lettore e protagonista si identificano: hanno in mano lo stesso libro – Di notte sulla strada di casa – e chiedono che qualcuno glielo legga: «Quando arriviamo mi leggi una storia?».

Da La traiettoria del pipistrello, di Giulia Mirandola, Catalogone 2007.

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Lison ha paura

di Perrine Ledan e Lotte Braüning, 2012
14,00 | Acquistalo su Topishop

La piccola Lison ha paura di tutto: del lupo, delle streghe, dei fantasmi, della morte, dei ragni e dei pipistrelli, del buio, dei mostri… Sono così tante le sue paure che non riesce nemmeno ad identificarle. Forse però, a pensarci bene, del lupo non ha paura (è un animale tanto bellino); né delle streghe, che sono soltanto vecchiette infelici e sole, né dei fantasmi, che vivono in grandi castelli lontano da casa sua, né del buio perché è bello. Forse Lison non sa di cosa ha paura perché niente le fa paura; nemmeno la morte, perché morire è come andare in aereo e guardare ogni cosa dall’alto. Allora, forse, Lison non ricorda più di cosa ha paura…
Lison ha paura è una fiaba con finale a sorpresa scritta da Perrine Ledan, autrice bretone scoperta da Topipittori, con un passato da reporter e produttrice cinematografica. Attraverso piccoli dialoghi con i familiari che interpella a turno, la bambina protagonista – col suo buffo costume peloso che cita Max di Nel paese dei mostri selvaggi – si interroga su cosa le faccia davvero paura (si alternano al suo “microfono” la mamma, il papà, i nonni, lo zio, il fratello più grande e anche con quello ancora poppante), Lison affronta le paure più comuni tra i bambini, quella per gli animali notturni o per il lupo cattivo, quella per il buio, quella per le streghe, e, mentre ne parla, riesce da sola a rassicurarsi. Usa lo stesso sistema “psicoterapeutico” anche per le paure più profonde, dalla “morte” e alla “prigione”, fino a giungere alla conclusione che la paura più grande che ci assale è forse quella di avere paura: una paura strana, però, che se ne va proprio come è venuta. E mentre supera tutte le sue paure, la piccola Lison si spazientisce e si stufa, perché non vuole essere “una pulcina” per la mamma, “una capretta” per il papà, “una gattina” per la nonna, “un’ochetta” per il nonno, ma soltanto una bambina. Tratti leggeri e delicati per le illustrazioni della tedesca Lotte Braüning, con colori pastello, pacati e sobri, che ritraggono le varie paure senza mai “esagerarle”. Da Topipittori l’ennesimo bell’albo, che coniuga con precisione ed eleganza immagini e parole, dedicato ai bambini più piccoli che sanno (e dicono) di avere paura, ma anche a quelli più grandicelli che ormai non vogliono più ammetterlo.

Lison ha paura, di Barbara Balduzzi, su Mangialibri, 2012.

La piccola Lison ha paura di tutto: del lupo, delle streghe, dei fantasmi, della morte, dei ragni e dei pipistrelli, del buio, dei mostri… Sono così tante le sue paure che non riesce nemmeno ad identificarle. Forse però, a pensarci bene, del lupo non ha paura (è un animale tanto bellino); né delle streghe, che sono soltanto vecchiette infelici e sol - See more at: http://www.mangialibri.com/bambini-ragazzi/lison-ha-paura#sthash.aMmfChfi.dpuf

La piccola Lison ha paura di tutto: del lupo, delle streghe, dei fantasmi, della morte, dei ragni e dei pipistrelli, del buio, dei mostri… Sono così tante le sue paure che non riesce nemmeno ad identificarle. Forse però, a pensarci bene, del lupo non ha paura (è un animale tanto bellino); né delle streghe, che sono soltanto vecchiette infelici e sol - See more at: http://www.mangialibri.com/bambini-ragazzi/lison-ha-paura#sthash.aMmfChfi.dpuf

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A scuola principessa

di Giovanna Zoboli e Gabriella Giandelli, 2006
13,00 | Acquistalo su Topishop

A scuola, Principessa! si muove in ambienti di metropolitani. [...] Leggendo, il lettore attraversa giardinetti, semplici cucine, rampe di scale, pianerottoli, camere da letto. Ci sono pezzi di strade asfaltate, motori in corsa, cemento. Con ogni probabilità, la scuola è pubblica. [...] La vita di periferia, qui, non è grigia, umiliante o pericolosa; piuttosto, è carica di mistero, di curiosità, di voglia di confrontarsi con gli altri. I personaggi che si incontrano possono fregiarsi di titoli nobiliari e nomi altisonanti: principessa Drusilla, conte delle Sette Oche, duca di Brocca Maliarda, marchesa di Malga Ribalda, re di Gatta Randagia, regina di Tazza Dipinta, marchese di Stazza Massiccia, baronessa del Dente Spezzato. Giovanna Zoboli descrive così, la famiglia di Drusilla: «[…] era una famiglia di re molto moderni, che vivevano in città, in uno speciale palazzo con tanti appartamenti, tutti per principi, conti, principesse, re e regine, così stavano fra loro e potevano fare discorsi adatti a gente altolocata.».
La scelta di affidare questa storia a Gabriella Giandelli, finissima fumettista, impareggiabile narratrice di atmosfere, storie e tipi metropolitani, si rivela cruciale nell’interpretazione del testo. L’alluvione di principesse che sommerge il mercato editoriale rivolto a bambine e ragazze fa affidamento su un iconografia fra le più abusate e leziose che declassa le impavide principesse delle fiabe a smorfiosissime reginette di bellezza. Qui i cliché si capovolgono: Giandelli fa un ritratto accurato di bambine vere che vivono in condomini, vestono con abiti di grandi magazzini, prendono l’autobus. Bambine vere che, in effetti, sono davvero principesse, ma non perché belle: perché curiose, riflessive, coraggiose, proprio come da sempre ci vengono descritti i più bei personaggi femminili delle fiabe. C’è ironia nelle tavole della Giandelli, ma soprattutto un saldo amore della verità: la capacità di tradurre un archetipo in un linguaggio contemporaneo.
Andare a scuola è un’imposizione cui Drusilla reagisce, prima in modo impulsivo, poi in modo riflessivo. All’inizio prova rabbia; quindi, dopo un lungo meditare, confrontarsi, cercare soluzioni, il suo atteggiamento subisce una svolta, in positivo. Fino a questo momento, la scuola è rimasta un luogo su cui si fantastica. Tutti parlano per “sentito dire”, finché il lettore si imbatte in un’affermazione sulla scuola il cui carattere esplosivo è direttamente proporzionale alla modestia con cui viene pronunciata: «A me hanno detto che la scuola è dove i bambini diventano grandi.»
A parlare è una principessa «molto timida che parlava sempre per ultima»: la principessa del Passero. È l’unica voce veritiera sull’argomento e Drusilla lo capisce immediatamente. [...] Di sera, adagiata in una coltre di stelle artificiali, Drusilla si interroga sulla spinosa questione e scopre di avere una risposta riflettendo sulla propria natura nobiliare: «Sono o non sono una principessa? E le principesse non sono nate per l’avventura? »
L’indomani insieme alla principessa del Passero, sua prima ed eletta amica, affronterà l’inizio della tanto temuta scuola.

Da In una gornata di sole, di Giulia Mirandola, Catalogone 2007.

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