Miralat

di Diego Malaspina, 2009
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Sia detto subito, il titolo del commento, La principessa col pisello, non è farina del mio sacco: viene da un albo illustrato intitolato Nei panni di Zaf, dove, come qui, c'è un bimbo a cui piace travestirsi da principessa.
Questa di Diego Malaspina è un'autobiografia, realizzata per questa nuova collana, Gli anni in tasca, appunto dedicata a racconti biografici di infanzie e adolescenze.
Miralat è un racconto gustosissimo, saporito, che ritrae, con tinte vivaci e sapiente scrittura, gli anni della prima infanzia di un bimbo che pare un marziano, non mangia, sogna vestiti da fatina e la cui personale trinità è rappresentata da Cenerentola, Biancaneve e la Bella Addormentata.
Un affresco dell'Italia degli anni Sessanta, una galleria di personaggi di familiari e conoscenti riuscita, credibilissima e divertente.
Un racconto sulla diversità privo di qualsiasi retorica e morale posticcia, una storia sul presunto concetto di "nomalità" scanzonata e sorridente.
Una libro che ci sarebbe bisogno di far leggere (e far capire!), che rivela un talento narrativo nuovo; una delizia, una caramella succosa dall'inizio alla fine. Uno dei migliori romanzi per ragazzi dell'anno.

da La principessa col pisello di La prosivendola su Anobii.

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La casa di Topo Pitù

di Roberto Piumini e Carll Cneut, 2013
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Piumini è uno dei maggiori scrittori contemporanei per l'infanzia. Cneut, uno dei più sofisticati illustratori del nostro tempo. Per centoventi pagine La casa di Topo Pitù è il regno della poesia e dell'allegrezza, che parla all'umanità dell'umanità, attraverso gli animali. Sono suricati, oche, pappagalli, pesci, topi, storni, passeri, canarini, pinguini, cani, piccioni, elefanti, volpi, orsi, formiche, cavalli, grilli, libellule, meduse, lupi, rinoceronti, trichechi, ippopotami, conigli, gatti, lombrichi, fenicotteri, galli, scimmie, pipistrelli, farfalle, zebre, pecore, cervi, ragni, maiali, cicogne, coccinelle, capodogli, lumache, asini, balene. Infine proprio loro: i bambini, le bambine. ”Seienni e “piccini” precisa il testo in alcuni momenti. Anche più piccoli o più grandi, aggiungerebbero certi lettori, che adottano La casa di Topo Pitù tra persone neonate e nonni di una certa età.
La casa di Topo Pitù è un luogo della lettura, dell'ascolto, della visione, dell'oralità; è un tempo per giocare, guardare le figure, muovere pensieri e passi del corpo. [...] Per trovare, prima di oggi, un esempio analogo a questo albo, ci saremmo dovuti riferire alla letteratura di altri paesi europei, dove il linguaggio della poesia è esplorato con più disinvoltura e maggiore continuità da parte di chi opera nell'ambito dell'editoria per l'infanzia.
Un oggetto così voluminoso e rappresentativo è, dunque, benvenuto. Esso potrà fungere da amplificatore degli scopi dichiarati dall'editore relativamente alla collana Parola magica, cui appartiene La casa di Topo Pitù, giunta con questa pubblicazione al suo quindicesimo titolo. È consuetudine per i lettori ritrovare qui «Poesie da recitare insieme ai bambini come formule magiche per superare gli ostacoli lungo il cammino delle giornate». Dal primo giorno della sua esistenza, la casa editrice Topipittori, tramite questa collana, ha scelto di promuovere la poesia; l'uso e la trasmissione di una lingua bella da scrivere e parlare da bambini e adulti, fra bambini e con i bambini; la ricerca di autori sconosciuti ai più e molto giovani, accanto a poeti affermati. La casa di Topo Pitù è un invito a conoscere meglio la collana di cui fa parte e a leggere tutti i libri di cui è madre.

Da 120 volte poesia, di Giulia Mirandola, Catalogone, 2013.

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C'è posto per tutti

di Massimo Caccia, 2011
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Animali: sono loro i protagonisti di C'è posto per tutti. Si sono lasciati alle spalle chissà quanti chilometri e giorni, regioni polari, savane, foreste temperate e tropicali, ghiacciai, montagne innevate, deserti, albe, crepuscoli, nottate, per arrivare fin qui, alla bocca dell'arca, per tentare adesso di salvarsi. Vanno verso la catastrofe annunciata, cioè il diluvio universale, in processione laica, non a coppie,  come vorrebbe la tradizione, ma a singoli. Hanno l'aria che hanno: un po' preoccupata, un po' assonnata, molto concentrata, di nessuno si può dire che sia rassegnato all'apocalisse. La sventura che incombe sui loro passi – se fossero umani del 2012, verrebbe da immaginarli trafelati, suscettibili di smorfie deformanti e imprecazioni disarticolate al minimo alito di vento – è dissimulata con un grado di discrezione e self control a cui tutti dovremmo imparare a ispirarci nei momenti di disperazione.
Tanta è la comprensione per la precarietà del loro stato, quanta è la stupefazione e la tenerezza di fronte all'eleganza e alla compostezza con cui ciascun animale contrasta l'angoscia e attende il proprio turno. Ciascuno è fermo e al tempo stesso in moto perpetuo. Prevale un certo senso pratico sulla fretta di prendere posto come capita (perfino dentro l'arca regna un caos ordinato). [...]
C'è posto per tutti è un esempio antiretorico di convivenza riuscita. Quando stare uniti è un vero rompicapo, soggetti tra loro molto diversi, come qui, trovano nel tangram la perfetta soluzione. La geometria diventa il linguaggio per parlare la babele delle lingue e stringere incastri magici. Grazie all'intelligenza delle forme, i piccoli e i grandi, i morbidi e i duri, i molli e i rigidi, i grossi e i sottili, gli aperti e i chiusi, gli storti e i dritti, i leggeri e i pesanti, i caldi e i freddi eccetera, si fanno compagnia e socializzano. Anche perché il viaggio che si profila, dopo l'ultima pagina potrebbe essere infinito: perciò, meglio portarsi rispetto e volersi un po' bene.

Da Incastri magici, di Giulia Mirandola, Catalogone, 2012.

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Mister P

di Federica Iacobelli e Chiara Carrer, 2008
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C’è chi perde la testa per un suono e chi si invaghisce di cento occhi. La voce dei sentimenti è irrazionale. Sulla strada che porta da casa a scuola si scopre di tutto, anche l’amore. La storia di un bambino, di un pavone e di una pompa di benzina innamorati.
Un’ora di scuola per parlare d’amore. Un discorso amoroso, tra grandi e piccoli. Perché no? Ma come si fa, quando il pubblico è composto da bambini della scuola elementare e quando la materia da trattare si sposa così poco con i ragionamenti? E come si fa, quando anche per gli adulti è difficile riconoscere cosa sia amore e cosa no, e quando il seme dell’educazione sentimentale, in tutte le fasce d’età, sembra essersi estinto? Si comincia raccontando una storia. Per esempio, Mister P. [...] Dopo una copertina che tiene tutti col fiato sospeso, capo in avanti, occhi e bocche spalancate rivolte verso una visione che si immagina stupefacente, la storia parte. Con una confessione a bruciapelo.
«Mi manca, Mister P: i cento occhi, la sua coda colorata e quella strana buffa serenata! Insieme, ora potremmo raccogliere da terra le sue penne. O andare in cerca di un amore ricambiato […] Chissà dov’è finito, Mister P». In poche righe il testo informa che siamo nel mezzo di una ricerca. Ci vuole un viaggio all’indietro per risalire all’identità di Mister P e all’origine di un’amicizia molto speciale: quella tra un bambino e un animale. [...] Le passioni fanno breccia senza preavvisi. Ma non nascono dal nulla. Quella del protagonista per Mister P, è un’attrazione che ha per oggetto suoni, colori e ambienti molto precisi. «Accadde tutto nella mia stazione di servizio preferita», si legge. «Lì c’era quella bella pompa rossa che dà benzina e cigola e borbotta». Un bel giorno, un’apparizione: «era un uccello galliforme color verde rosmarino e blu cobalto con la coda come una ruota arcobaleno che girava e si gonfiava tanto. Era un pavone. Ed era molto bello».
Quest’ultima frase è in grassetto e compare altre due volte, a distanza di poche pagine, sempre in riferimento a Mister P. Perché una sottolineatura così vistosa? In generale, scegliere di raccontare una storia dove il bello ha un ruolo decisivo, provoca una domanda seria agli adulti che vivono in contatto con i bambini: perché tanta disponibilità nell’offrire loro i mille volti della bruttezza (i brutti esempi, il brutto linguaggio, le brutte maniere, i brutti gusti eccetera), e non spendersi, invece, in tentativi diversi: per esempio introdurli fin da piccoli, a una comunicazione affettiva con le persone, gli animali e le cose; a momenti ripetibili di godimento; a una grammatica esistenziale radicata sul bello, sullo stupore, sulla vicinanza corporea a ciò che più piace, in definitiva sull’amore?

Da Amori fatali, di Giulia Mirandola, Catalogone, 2009.

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