Doppio blu

di Bruno Tognolini, 2012
10,00 | Acquistalo su Topishop

Un uomo e un cane stanno seduti sulla spiaggia a guardare il mare. «Di che colore è?» chiede il cane al suo padrone. L'uomo quasi senza pensare risponde che è blu, poi riflette e prova a esser più preciso, perché quello che ha accanto è un quadrupede pignolo e, soprattutto, molto filosofo. «È verde acqua, poi turchese, poi azzurro e solo alla fine è blu, blu oltremare.» L'animale allora invita l'essere umano a riempire una bottiglietta con un po' di quell'acqua e ad osservarne il contenuto. «È trasparente» dice l'uomo al cane che finalmente può abbaiare di soddisfazione. Oltre il mare, su un'altra spiaggia, c'è un bambino che ammira quella stessa grande superficie che sa di sale, cerca con gli occhi il futuro, immagina l'adulto che diventerà e ha pupille piene d'incanto. L'uomo con il cane vede il bambino, il bambino vede l'uomo con il cane: un incrocio di sguardi ed è doppio blu...
Bruno Tognolini, cagliaritano, celebrato "poeta per l'infanzia" (e non soltanto) e autore di programmi televisivi come L'albero azzurro e La Melevisione, racconta la sua infanzia, alternando a dialoghi tra se stesso e il cane frammenti del tempo in cui ha saputo forgiare il proprio mondo e l'adulto che è diventato. Perché il piccolo Bruno ha avuto il potere di dare il nome alle cose e di inventare un universo: a quelle luci che lievi entravano dalle finestre quando finiva la notte e si trasformavano in matasse luminose in movimento sul soffitto ha dato il nome di Arie e ha fatto diventare la preghiera “Gesù mi metto nelle tue mani” una storia dove il protagonista era Gesù Mimetto. Ogni bambino ha una storia simile tra i ricordi, ma non sempre ne ha memoria perché durante la crescita non tutto va per il verso giusto. Capita a volte che i grandi deraglino dai binari così pazientemente preparati da se stessi quando erano bambini e magari chi voleva fare l'astronauta finisce immusonito e vestito di grigio dietro una scrivania, privo del bimbo che è stato. Tognolini non solo non è mai uscito da quelle rotaie, ma continua a costruirle, sfrecciandoci sopra con la velocità supersonica della sua fantasia.

Da Doppio blu, recensione di Amarilli Novel, per il sito Mangialibri.
Un uomo ed un cane stanno seduti sulla spiaggia a guardare il mare. «Di che colore è?» chiede il cane al suo padrone. L'uomo quasi senza pensare risponde che è blu, poi riflette e prova ad esser più preciso, perché quello che ha accanto è un quadrupede pignolo e, soprattutto, molto filosofo. «È verde acqua, poi turchese, poi azzurro e solo alla fine è blu, blu oltremare.» L'animale allora invita l'essere umano a riempire una bottiglietta con un po' di quell'acqua e ad osservarne il contenuto. «È trasparente» dice l'uomo al cane che finalmente può abbaiare di soddisfazione. Oltre il mare, su un'altra spiaggia, c'è un bambino che ammira quella stessa grande superficie che sa di sale, cerca con gli occhi il futuro, immagina l'adulto che diventerà e ha pupille piene d'incanto. L'uomo con il cane vede il bambino, il bambino vede l'uomo con il cane: un incrocio di sguardi ed è doppio blu...
Bruno Tognolini, cagliaritano, celebrato "poeta per l'infanzia" (e non soltanto) ed autore di programmi televisivi come L'albero azzurro e La Melevisione, racconta la sua infanzia, alternando a dialoghi tra se stesso ed il cane frammenti del tempo in cui ha saputo forgiare il proprio mondo e l'adulto che è diventato. Perché il piccolo Bruno ha avuto il potere di dare il nome alle cose e di inventare un universo: a quelle luci che lievi entravano dalle finestre quando finiva la notte e si trasformavano in matasse luminose in movimento sul soffitto ha dato il nome di Arie e ha fatto diventare la preghiera “Gesù mi metto nelle tue mani” una storia dove il protagonista era Gesù Mimetto. Ogni bambino ha una storia simile tra i ricordi, ma non sempre ne ha memoria perché durante la crescita non tutto va per il verso giusto. Capita a volte che i grandi deraglino dai binari così pazientemente preparati da se stessi quando erano bambini e magari chi voleva fare l'astronauta finisce immusonito e vestito di grigio dietro una scrivania, privo del bimbo che è stato. Tognolini non solo non è mai uscito da quelle rotaie, ma continua a costruirle, sfrecciandoci sopra con la velocità supersonica della sua fantasia. - See more at: http://www.mangialibri.com/bambini-ragazzi/doppio-blu#sthash.oPmaF2R4.dpuf
Un uomo ed un cane stanno seduti sulla spiaggia a guardare il mare. «Di che colore è?» chiede il cane al suo padrone. L'uomo quasi senza pensare risponde che è blu, poi riflette e prova ad esser più preciso, perché quello che ha accanto è un quadrupede pignolo e, soprattutto, molto filosofo. «È verde acqua, poi turchese, poi azzurro e solo alla fine è blu, blu oltremare.» L'animale allora invita l'essere umano a riempire una bottiglietta con un po' di quell'acqua e ad osservarne il contenuto. «È trasparente» dice l'uomo al cane che finalmente può abbaiare di soddisfazione. Oltre il mare, su un'altra spiaggia, c'è un bambino che ammira quella stessa grande superficie che sa di sale, cerca con gli occhi il futuro, immagina l'adulto che diventerà e ha pupille piene d'incanto. L'uomo con il cane vede il bambino, il bambino vede l'uomo con il cane: un incrocio di sguardi ed è doppio blu...
Bruno Tognolini, cagliaritano, celebrato "poeta per l'infanzia" (e non soltanto) ed autore di programmi televisivi come L'albero azzurro e La Melevisione, racconta la sua infanzia, alternando a dialoghi tra se stesso ed il cane frammenti del tempo in cui ha saputo forgiare il proprio mondo e l'adulto che è diventato. Perché il piccolo Bruno ha avuto il potere di dare il nome alle cose e di inventare un universo: a quelle luci che lievi entravano dalle finestre quando finiva la notte e si trasformavano in matasse luminose in movimento sul soffitto ha dato il nome di Arie e ha fatto diventare la preghiera “Gesù mi metto nelle tue mani” una storia dove il protagonista era Gesù Mimetto. Ogni bambino ha una storia simile tra i ricordi, ma non sempre ne ha memoria perché durante la crescita non tutto va per il verso giusto. Capita a volte che i grandi deraglino dai binari così pazientemente preparati da se stessi quando erano bambini e magari chi voleva fare l'astronauta finisce immusonito e vestito di grigio dietro una scrivania, privo del bimbo che è stato. Tognolini non solo non è mai uscito da quelle rotaie, ma continua a costruirle, sfrecciandoci sopra con la velocità supersonica della sua fantasia. - See more at: http://www.mangialibri.com/bambini-ragazzi/doppio-blu#sthash.oPmaF2R4.dpuf
Un uomo ed un cane stanno seduti sulla spiaggia a guardare il mare. «Di che colore è?» chiede il cane al suo padrone. L'uomo quasi senza pensare risponde che è blu, poi riflette e prova ad esser più preciso, perché quello che ha accanto è un quadrupede pignolo e, soprattutto, molto filosofo. «È verde acqua, poi turchese, poi azzurro e solo alla fine è blu, blu oltremare.» L'animale allora invita l'essere umano a riempire una bottiglietta con un po' di quell'acqua e ad osservarne il contenuto. «È trasparente» dice l'uomo al cane che finalmente può abbaiare di soddisfazione. Oltre il mare, su un'altra spiaggia, c'è un bambino che ammira quella stessa grande superficie che sa di sale, cerca con gli occhi il futuro, immagina l'adulto che diventerà e ha pupille piene d'incanto. L'uomo con il cane vede il bambino, il bambino vede l'uomo con il cane: un incrocio di sguardi ed è doppio blu...
Bruno Tognolini, cagliaritano, celebrato "poeta per l'infanzia" (e non soltanto) ed autore di programmi televisivi come L'albero azzurro e La Melevisione, racconta la sua infanzia, alternando a dialoghi tra se stesso ed il cane frammenti del tempo in cui ha saputo forgiare il proprio mondo e l'adulto che è diventato. Perché il piccolo Bruno ha avuto il potere di dare il nome alle cose e di inventare un universo: a quelle luci che lievi entravano dalle finestre quando finiva la notte e si trasformavano in matasse luminose in movimento sul soffitto ha dato il nome di Arie e ha fatto diventare la preghiera “Gesù mi metto nelle tue mani” una storia dove il protagonista era Gesù Mimetto. Ogni bambino ha una storia simile tra i ricordi, ma non sempre ne ha memoria perché durante la crescita non tutto va per il verso giusto. Capita a volte che i grandi deraglino dai binari così pazientemente preparati da se stessi quando erano bambini e magari chi voleva fare l'astronauta finisce immusonito e vestito di grigio dietro una scrivania, privo del bimbo che è stato. Tognolini non solo non è mai uscito da quelle rotaie, ma continua a costruirle, sfrecciandoci sopra con la velocità supersonica della sua fantasia. - See more at: http://www.mangialibri.com/bambini-ragazzi/doppio-blu#sthash.oPmaF2R4.dpuf

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Brutto + Bello

di Keisuke Shimura e Antonio Koch, , 2006


Brutto + Bello comincia con una operazione matematica paradigmatica, e, con la relazione che questa esprime, un’addizione, prova a rispondere ad alcuni grandi interrogativi dell’esistenza: “chi sono io?”, “chi sei tu?”, “chi è l’altro?”. Per come si offre al lettore, la copertina sembra nascere dalla constatazione che, anche fra contrari, un equilibrio esiste, e chiede a due parti opposte (due aggettivi, due colori, due creature, due momenti della giornata) di tenersi unite. Attraverso le parole di Antonio Koch e le immagini di Keisuke Shimura, Brutto e Bello risultano essere due cose in una.
Il formato stesso – un quadrato 20 x 20 cm – concorre, a libro chiuso, a rafforzare, in termini geometrici, un’idea di assoluta parità: può essere quella fra forma e contenuto, immagine e testo, sogno e realtà, istinto e ragionevolezza, e così via. Ciò che si è soliti chiamare “paura del diverso”, qui, non ha motivo di manifestarsi. Come si legge: «Nessuno ha paura di Brutto. […] Nessuno ha paura di Bello.». Il concetto di equità, dalla copertina in poi, è declinato dagli autori con ogni mezzo espressivo, purché, per trentadue pagine, si rispetti il principio generale del libro: la commistione di contrari: Brutto + Bello.
Le antitesi sono lampanti. Il nero col bianco, la sinistra con la destra, il sopra col sotto, il brutto col bello, il mostro col bimbo, il dentro col fuori, il chiuso con l’aperto, il sonno con la veglia, il buio con la luce, la notte col giorno, la retta con la curva, il quadrato col cerchio, la solitudine con l’amicizia, la singolarità con la pluralità. Lo si riscontra nelle immagini, dove il bianco emerge dal nero uniforme della pagina, per dare luogo a scene prevalentemente notturne. [...] In copertina, l’uso del segno “+”, collocato in alto, in posizione centrale ed equidistante rispetto ai margini, si ripropone, simmetrico, nella parte inferiore della tavola, in un gesto semplice: Brutto e Bello sorridono tenendosi per mano. Chi legge, riceve da questo raddoppiamento la dimostrazione che segno aritmetico e gesto corporeo – l’uno in mezzo a parole, l’altro in mezzo a figure – svolgono una funzione equilibrante. Parole e immagini, su queste basi, si bilanciano reciprocamente. [...] Esclusi il frontespizio e le ultime due tavole, i raggi di uno spicchio di luna fasciano quest’avventura di luce intensa, sicura. Brutto + Bello è abitato da mostri amici, che non fanno paura, al contrario, tengono compagnia. In questo modo, leggere Brutto + Bello nell’ora di dormire, può assumere un significato particolare per quei lettori che più temono il buio e il distacco tra giorno e notte. «Prima dell’alba, il fuoco si spegne. “E adesso dove andiamo?” Chiede Brutto Uno, stanco. “Torniamo sotto i nostri letti, sotto i nostri bimbi.” “A dormire?” “A dormire. Il fuoco brillerà ancora domani notte.” “E la notte dopo.” “E quella dopo ancora” “Finché danzeremo, brillerà.”».

Da Il dono della sintesi, di Giulia Mirandola, Catalogone, 2007

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Il nostro libro dei colori

di Harriet Russell, 2006

Il nostro libro dei colori è un libro sulle forme, sui colori, sulla luce, sul disegno, sia delle figure che delle parole. In compagnia di due protagonisti (Jane e Tim, presentati in copertina), il lettore si accorge di quanto la semplice osservazione della realtà possa riservare sorprese, e di come questa rappresenti una fonte di ispirazione notevole per chi ha illustrato il libro. In queste pagine, guardare e pensare le cose in modo personale (Tim in un modo, Jane in un altro), non porta alla polemica, ma a un dibattito animato fra bambini, in cui opinioni diverse si confrontano. Il nostro libro dei colori nasce a diretto contatto con l’esperienza. Tim e Jane, infatti, non esprimono concetti astratti: posti davanti a un’immagine (in ordine di apparizione, una mela, un gatto, una collina, la pelle del corpo, una fetta di pane, una porta, la luna, una zebra, una penna, i capelli, dei cani, dei biscotti) dicono come appare loro. «“Guarda! Una mela bianca” dice Tim. “Ma non è bianca” dice Jane. […] “Che bel gatto giallo!” esclama Jane. “[…] Non è giallo!” dice Tim. […] “Grandiosa questa collina verde” dice Tim. “Ma non è verde, scemo!” dice Jane.», ecc. Il lettore ha parte attiva in questa serie di azioni e constatazioni, poiché è testimone oculare di ciascuna scena, e, quasi in tutti i casi, ha modo di verificare le dichiarazioni di Tim e Jane, semplicemente riflettendo sulla propria esperienza. Le situazioni presenti nel libro, alla portata del lettore, invitano a esercitare il proprio spirito di osservazione e a non dare per scontate le proprie percezioni. [...] Il nostro libro dei colori è un discorso a due voci in cui l’una discorda sempre dall’altra. Questo tipo di struttura, si richiama a quella del “contrasto”, un genere letterario medioevale in cui due personaggi dialogano, discutono, si contrastano. Mentre il “contrasto” antico riguarda tematiche amorose, morali e dottrinali, quello inscenato da Tim e Jane si rifà a questioni ottiche, percettive. [...] Le battute sono brevi, pungenti, mai generiche. Il loro ritmo è agile, brillante, in accordo con le scelte grafiche. [...] In questo senso, ogni giro di pagina riserva effettivamente una sorpresa, a conferma del meccanismo intorno a cui è costruito il libro: a ogni quesito posto da Tim e Jane, il lettore trova la soluzione girando pagina. [...] In senso ampio,  il contrasto ludico fra Tim e Jane mira a trovare un’intesa, perché in effetti è, al modo dei bambini, una discussione aperta, cosa a cui Il nostro libro dei colori invita, anche fuori dal libro, quando non si è d’accordo con qualcuno o su qualcosa, come sempre accade nei giochi fra bambini. Il nostro libro dei colori è, infatti, anzitutto, un libro per giocare.

Da Il gusto della dialettica, di Giulia Mirandola, Catalogone 2006.

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La più buona colazione del mondo

di Giovanna Zoboli e Massimo Caccia, 2011
18,00 | Acquistalo su Topishop

Un viaggio vissuto nella realtà. Un sogno. Quel che resta di una visione. Una esposizione di oggetti comuni e di comparse fuori dall'ordinario. Un buongiorno. Una dieta molto tradizionale. Un inizio di mattinata tutti i giorni uguale e tutti i giorni diversa. Una galleria di occhi tondi. Una voce. Sedici immagini dipinte a mano, trentadue pagine. Una stanza dove si cucina e si mangia. Una casa. Un gioco di forme che si assomigliano. Un valzer animale: ovvero La più buona colazione del mondo di Massimo Caccia, scritto da Giovanna Zoboli. [...] La più buona colazione del mondo si svolge al chiuso, tra le pareti di una casa, nello spazio di una cucina domestica. Una rapida rassegna dei titoli presenti nel catalogo Topipittori rende l'idea di quanto questi soggetti interessino l'editore, certi autori e illustratori. Pensiamo a Due scimmie in cucina (G. Scarabottolo e G. Zoboli); a Chiuso per ferie (M. Celija); a Ovunque tu sia caro coccodrillo (F. Bazzurro e G. Zoboli); a Casa di fiaba (A.E. Laitinen e G. Zoboli). Perché, per chi si occupa di narrazioni, la dimensione domestica è tematizzata così frequentemente? Che relazione c'è tra la rappresentazione degli ambienti in cui abitiamo e i nostri comportamenti, costumi, cultura? Secondo quali esperienze un'azione quotidiana, come fare colazione, può essere percepita e interpretata in termini avventurosi, anziché ripetitivi e banalizzanti? [...] La più buona colazione del mondo è il frutto di una concatenazione di impressioni originate da percezioni multisensoriali. A garantirne la riuscita, però, è qualcosa di più radicato soggettivamente e di più propulsivo della nostra capacità di sentire fisicamente. Sono gli amici. In questo caso, amici immaginari. Li rendono unici, nel loro genere, non degli attributi e delle originalità legati all'aspetto fisico o al carattere. Si potrebbero citare gli occhi inesorabilmente tondi, una certa eleganza, l'interesse nei confronti di chi li osserva, il proposito di fare bene. Tutti sono gentili e hanno un modo discreto di interferire con la realtà modificandola secondo le aspettative e i desideri di chi li chiama all'appello. A renderli unici è la loro stessa esistenza. A essere unica è la forza visionaria di chi dà loro anima e corpo, a mente. Quando, sull'ultima frase, la colazione è pronta, il sogno è compiuto ed è ora di alzarsi.

Da Quasi solo colazione, di Giulia Mirandola, Catalogone, 2013.

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