I tre porcellini

 di Giusi Quarenghi e Chiara Carrer, 2012
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Giusi Quarenghi e Chiara Carrer scelgono un classico della letteratura fiabesca per parlare dell'oggi. È uno dei tratti della collana Fiabe quasi classiche attingere a esempi letterari di tradizione e trasformarli in esempi letterari di innovazione. [...] «C'era una volta un bel porcile, dove abitava una bella famiglia di porcelli. Papà porcello, mamma porcella, figli porcelli, tre. I tre porcellini. Così li avevano sempre chiamati tutti. Ma i tre porcellini erano in realtà due più uno, anzi una: due porcellini e una porcellina.» Quarenghi cambia sesso a uno dei tre famosi porcelli, mette una femmina tra due maschi e fa sì che su lei – sul suo modo di essere e di fare – l'attenzione si soffermi. Fa pensare il modo in cui scrittrice e illustratrice risolvono l'identità della porcellina. Per la parola “porcellina”, acquisire una “a” al posto di una “o”, è analogo a un atto di nascita. Avere, dare nomi, non è accessorio rispetto alla persona, tocca da vicino la questione del riconoscimento di se stessi e degli altri. [...] Le figure seguono un altro percorso, per affermare identità. Esse potenziano il riconoscimento dei due generi a partire da corpi rappresentati senza attributi particolari e con i medesimi colori, nudi. La nudità è interpretata da Carrer come una dimensione che unisce, unità di tempo. Il corpo nudo dei porcellini-bambini non è ancora corpo di donna e corpo di uomo, è corpo lasciato essere e lasciato crescere. La loro forza si sostanzia in questa formidabile disposizione al movimento e all'evoluzione, resa evidente dai successi cui partecipiamo, pagina dopo pagina. I genitori sono alle spalle, la vita è davanti, sembrano affermare i tre porcellini. Quello che risalta dai loro stili di vita è un prevalente disinteresse verso i problemi piccoli e una passione espressa in modo multiforme per quelli grandi: salvarsi, trovare un luogo sicuro dove riposare, scaldarsi, stare uniti, stare insieme. [...] La fiaba I tre porcellini di Giusi Quarenghi e Chiara Carrer, mentre racconta, prende posizione sulla società in cui viviamo e su alcune sue sfumature marca punti di vista netti (ruoli maschili e femminili, rapporto con l'ambiente naturale, famiglia, educazione eccetera). Tuttavia, la percezione comune è che si tratti di una storia da leggere per il gusto di leggere. Ci affezioniamo a certi libri, storie, personaggi a prescindere dalle interpretazioni che qualcuno darà. I tre porcellini raccontati da Quarenghi e illustrati da Carrer appartiene a questa famiglia di libri-compagni.

Da Due + una, di Giulia Mirandola, Catalogone, 2013.

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P di papà

di I.M. Martins e B. Carvalho, 2011
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«Non è che noi ci occupiamo dei bambini perché li amiamo: al contrario, noi li amiamo perché ce ne occupiamo» scrive Alison Gopnik in Il bambino filosofo. In che modo? Il libro di Isabel Minhós Martins e Bernardo Carvalho, P di papà, sembra fatto apposta per rispondere a questa domanda [...]. Con la differenza che il «noi» della Gopnik è diverso dal «papà» di cui raccontano i due autori portoghesi. P di papà si sviluppa nella forma del dialogo tra un bambino, o una bambina, e il suo papà. La copertina è esemplare nel tracciare la direzione del legame amoroso tra genitore e figlio. È il papà che bacia il bambino sulla punta del naso ed è la persona grande che arrotonda questo momento con una carezza sulla testa della persona piccola. [...]
La paternità in arte non si è mai vista. Pittori celebri e mediocri si sono nei secoli cimentati nell'esecuzione di Maternità e il numero di Madonne con bambino, al mondo, è incalcolabile [...]. Lasciando da parte le questioni teologiche e i secoli passati, proviamo a soffermarci su quelle culturali e sul tempo presente. Ha ancora senso evitare visivamente la paternità? Come risarcire, in campo visivo, quei padri che pur sapendo eguagliare in grazia e dolcezza certe vergini belliniane o leonardesche, non hanno a disposizione un'iconografia di riferimento? [...] L'immagine della madre con in braccio il suo neonato marca un segno profondo nell'immaginario di molte società, la nostra compresa, con relativo bagaglio di stereotipi. A debita distanza da posizioni ideologiche, P di papà mostra che i “papà con bambino” non solo esistono, ma si offrono allo sguardo sempre in posizioni differenti, quando le madonne, da che le riconosciamo, presentano una gamma limitata di posture, di azioni e di attributi, seppure con numerose varianti. [...] Tra la storia dell'arte e quella dell'educazione, in casi come questi, il confine è tracciato appena. Secoli di latitanza visiva dei padri sembrano avere corrisposto a secoli di latitanza fattiva nel riconoscimento di un ruolo che non fosse semplicemente autoritario. Martins e Carvalho sanno essere scaduto il tempo dei papà assenti, dei papà solo lavoratori, dei papà padroni, ugualmente quello dell'egemonia femminile all'esperienza dell'accudimento, tanto più che fuori dall'Italia e in numero sempre crescente anche nel nostro paese, sono numerose le coppie omosessuali con figli. La tenerezza e l'affettuosità non sono privilegi femminili, non lo sono stati mai, né sono qualità collegabili in modo specifico all'identità sessuale di uno dei due genitori.

Da Alla lettera P, di Giulia Mirandola, Catalogone, 2011.

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Poesie per aria

di Chiara Carminati, 2008
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Poesie per aria. Un titolo e una figura, non altro, e il libro di Chiara Carminati e Clementina Mingozzi, sta già raccontando moltissimo di sé. Che si tratta di una raccolta di poesie. Che il pubblico della poesia non è formato solo dagli adulti, ma anche dai bambini. Che la poesia va come i piedi di questa bambina, un po’ attaccati al suolo e un po’ sospesi, e scalzi, per sentire meglio. Che non si scrivono poesie solo per innamorati, perché la poesia è una voce, un canto, non un affare di cuore. [...]
Cos’è l’aria? Qualcosa che ha a che fare con il respiro. Luce Irigaray ha scritto che «soltanto la madre respira per il bambino. Dopo la nascita ciascuno(a) di noi, dovrebbe respirare per sé” e aggiunge che aria è un luogo «in cui respirare e contemplare ciò che ci unisce e ci divide, ciò che ci collega all’universo e rende possibile la nostra solitudine come i nostri scambi». Anna Maria Ortese sostiene che «La libertà è un respiro. Ma tutto il mondo respira, non solo l’uomo. Respirano le piante, gli animali. C’è ritmo (che è respiro) non solo per l’uomo. Le stagioni, il giorno, la notte sono il respiro. Le maree sono un respiro. Tutto respira, e tutto ha il diritto di respirare. Questo respiro è universale, è il rollio inavvertibile e misterioso della vita». Per Carminati e Mingozzi: «L’aria è fiato, soffio e brezza / sulle guance ti accarezza. / L’aria gonfia, svela, spinge / con le nuvole dipinge / fischia e schiocca tra le fronde / si riposa sulle onde. / L’aria è tutto e non è niente / c’è anche quando non si sente.» [...]
Le Poesie per aria bisogna averle viste, almeno una volta nella vita, per saperle scrivere e illustrare, e bisogna andarle a cercare, durante la lettura e successivamente, perché non restino pagina morta. La casa di queste poesie non è la confenzione del libro, bensì il mondo. Cercare poesie per aria è un gioco perfetto in estate, autunno, inverno e primavera, e consiste nel guardarsi intorno, dove si vuole: fuori dalla finestra, per terra, in mezzo al mare, sul limitare del bosco, ai bordi di una pozzanghera, nei pressi di una laguna, a ridosso di una ferrovia, in cima a un promontorio, vicino agli animali, sulla cresta di un’onda.

Da Faremo una poesia, di Giulia Mirandola, Catalogone, 2009.

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Bacio a cinque

di Giulia Sagramola, 2011
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Giulia Sagramola è una giovane e versatile autrice italiana che divide il suo lavoro tra il fumetto e l’illustrazione. Con uno stile molto raffinato, che mostra un’impronta di scuola francese, Giulia ha pubblicato i suoi lavori per Einaudi, Coconino Press, Selfcomics, Tunué e Mondadori. Il suo blog a fumetti nel 2008 è diventato un libro, Milk and Mint. E ultimamente si è dedicata a un nuovo progetto, indirizzato all’editoria per l’infanzia, che vede finalmente la luce grazie all’interessamento di Topipittori. Il libro, Bacio a cinque inaugura una nuova collana dell’editore intitolata Gli anni in tasca [...]-
È la storia delicata e deliziosa di una bambina, Giulia, e dei suoi primi dieci anni di vita. Ricco di riferimenti autobiografici, il racconto rievoca il mondo dell’infanzia in modo talmente completo da essere una lettura adatta ai bambini e ai genitori, ma anche a chiunque voglia reimmergersi nell’immaginario unico e irripetibile dei primi anni di vita, come ha fatto la stessa Sagramola scrivendo e disegnando. Difficile non affezionarsi alla piccola Giulia, alle sue passioni e idiosincrasie, alla sua credulità e agli amici immaginari, ai suoi errori e alle sue manifestazioni emotive.

Giulia Sagramola si racconta in Bacio a cinque, da Comicsblog, 2011.

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