Il fazzoletto bianco

di Viorel Boldis e Antonella Toffolo, 2011
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Il fazzoletto bianco è un breve racconto autobiografico dell’italo-rumeno Viorel Boldis, scrittore e poeta che compone direttamente in lingua italiana, autore dalla scrittura precisa, pacata e poetica. Il testo, scritto alla fine degli anni Novanta – vincitore di un concorso di letteratura e poi apparso su giornali e riviste web di letteratura della migrazione –, è un intenso e struggente frammento autobiografico, un racconto sul distacco e il ritorno, sul ritrovarsi. Una lettura altamente coinvolgente, capace di emozionarci e farci sentire partecipi di una storia, al contempo, individuale, familiare e collettiva. Scritto originariamente per un pubblico adulto, adesso proposto da un editore “per bambini”, il libro in realtà è un picture book senza un’età di lettura ben definita: dai 6 ai 99 anni. […] Accanto alla narrazione testuale, il libro presenta delle splendide tavole illustrate con la tecnica xilografica bianco e nero della compianta Antonella Toffolo. […]  Il lavoro dell’illustratrice ha almeno due pregi che rendono questo picture book davvero speciale. Da una parte, si opera un parallelismo tra il testo scritto e la tecnica iconografica adottata: al lavoro di ricomposizione e di scavo nella memoria dell’autore, Toffolo risponde con un impegnativo lavoro volto a far emergere le figure dal nero della tavola. Dall’altro, le immagini bianco e nero proiettano la narrazione in una dimensione onirica, che nelle pagini finali assume le forme di un incubo: la paura di non essere accolto, accettato, riconosciuto. Ma nella dimensione onirica l’interpretazione del racconto si dilata, si arricchisce di più significati: oltre al topos poetico del ritorno che risale agli albori della letteratura, il testo è un invito per noi a entrare nel cerchio del dialogo, a incontrare, accogliere, riconoscere l’altro che sta ancora sulla soglia o l’ha varcata.

Da Il fazzoletto bianco, recensione di Lorenzo Luatti per il sito El Ghibli.

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Dovunque tu sia, caro coccodrillo

di Giovanna Zoboli e Francesca Bazzurro, 2007
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Negli scaffali di libri per bambini ho trovato il racconto più bello dell'anno, impossibile non condividerlo. Insisto: i libri per l'infanzia nascondono il meglio della produzione editoriale nazionale. Questo si intitola Dovunque tu sia, caro coccodrillo. È di Giovanna Zoboli e Francesca Bazzurro, editore Topipittori. La bambina Francesca avvisa la mamma che c'è un coccodrillo nella lavatrice. La mamma infastidita le intima di non dire scemenze e di aiutarla, piuttosto ad apparecchiare. Il coccodrillo c'è, ovviamente. Ha occhi verdi, brillanti, è bellissimo. Francesca sa come parlargli. «Coi coccodrilli si comunica in silenzio, semplicemente pensando». Anche con certi umani molto amati, certe volte, d'altra parte. La bambina lo invita a passare la serata con lei, ma lui non può: ha da fare. Anche questo capita, sovente. Poi lui va via dallo scarico dell'acqua sporca. Lei pensa: «Dovunque tu sia, caro coccordillo, buon viaggio e buona fortuna, spero di rincontrarti presto: ti offrirò uno yogurt alla banana o un gelato al pistacchio, potrai scegliere». Vorrebbe regalargli quel che di meglio sa immaginare. Il coccodrillo, col pensiero, le risponde: «A me più di tutto piacciono le tartine coi gamberetti». Ora che Francesca lo sa va ad apparecchiare la tavola, felice.

Da Istruzioni per piccole anarchie di Concita De Gregorio, D Donna, 21 aprile 2007.

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Cose che non vedo dalla mia finestra

di Giovanna Zoboli e Guido Scarabottolo, 2011
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Cose che non vedo dalla mia finestra è un'indagine sulle visioni di adulti e bambini, che interpella la realtà, il sogno, l'umanità, la natura, e accoglie ciò che si esprime sotto forma di non-detto, punto di domanda, assurdo, non-finito. […]
La scienza rende noto che l'occhio è l'estensione più estrema del nostro cervello. Questo aspetto dovrebbe rendere peculiare la lettura di un albo illustrato negli ambienti dove avviene la crescita e l'educazione delle persone. Cosa non vedo dalla mia finestra? Ad esempio, «sedie zoppe», «angeli caduti», «facce difficili da ricordare», «strade senza nome», «parole mai dette», «bottoni», «nasi chiusi». Per ciascuna doppia pagina si apre un mondo, di concetti e di figure. La vastità di quello che “non vedo” sembra riprodurre la vastità di quello che “vedo”. Come possono stare insieme cose che non vedo e cose che vedo? […]
Vediamo qualcosa, quando non vediamo? Tutti quanti vedono e non vedono alla stessa maniera? Cosa accade a chi è vedente, ma non vede? Alle domande poste potrebbero rispondere i bambini, con analisi brillanti. […] La comunicazione con l'esterno è caratteristica in questo libro. Zoboli e Scarabottolo guardano ai lettori di tutte le età come a validi collaboratori esterni, capaci di trasformare un prodotto finito in un prodotto mai del tutto finito, ancora migliorabile. Una volta di più, emerge da queste pagine l'eventualità di commettere un giorno delle imprudenze: fermarsi; pensare; cambiare idea. Cose che non vedo dalla mia finestra risveglia, a iniziare dagli adulti che operano nella scuola di ogni ordine e grado, il desiderio di percorrere strade sconosciute.

Da Tutto quello che non vediamo, di Giulia Mirandola, Catalogone 2013.

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Un foglio più un foglio

di Giuseppe Mazza e Anna Cairanti, 2008
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Un foglio più un foglio si legge a piedi nudi. Come i cani e i gatti, si va per il mondo liberi da scarpe e calzini, attivando tutti i sensi. Una filastrocca a scatole cinesi, in cui ogni pagina è la porta di altre porte.
Un foglio più un foglio mette in primo piano la capacità di osservazione e gli strumenti mentali che possono contribuire a svilupparla - elasticità, grado di attenzione, fantasia, libera associazione di idee, tempo dell’attesa, stupore-, rivolgendosi a bambini della scuola materna o della prima classe elementare ed esaltando quello che in lettori anche molto piccoli è un bisogno primario: attivare i propri sensi e stabilire relazioni fra cose diverse. Non si tratta di un libro per imparare a contare. Gli autori sovvertono apposta il principio secondo cui un’operazione aritmetica dà sempre un risultato unico e prevedibile, e aprono invece il campo a un ventaglio di possibilità, inattese e verosimili: «Un cane più un cane | fa un osso | un piede più un piede | fa un passo | un gatto più un gatto | fa un tetto | un sogno più un sogno | fa un letto | un dito più un dito...»
Un foglio più un foglio è un viaggio sensoriale dentro il mondo quotidiano, vissuto con lo spirito di avventura che accompagna le grandi esplorazioni. Sotto la superficie delle cose c’è davvero qualcosa capace di sorprenderci. Da soli o in gruppo, leggere diventa un gioco indovinare cosa quello che verrà poi; a cercare le differenze tra figure simili, ma mai identiche; a inventare altre combinazioni.

Da Sensoriale globale, di Giulia Mirandola, Catalogone 2008.

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Ninna nanna per una pecorella

di Eleonora Bellini e Massimo Caccia, 2009
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Ninna nanna per una pecorella, è un libro per genitori e figli, adulti e bambini. L’ora di dormire è un momento di forte intensità fisica ed emotiva. Il sonno non giunge immediato e perché dia ristoro, va preparato con cura. Non è facile, né per i piccoli né per i grandi, accostarsi alla notte in tutta pace. ... Il mondo cui appartiene Ninna nanna per una pecorella, è quello della poesia e dei riti magici. Lo popolano le strofe, i versi, le rime, ed è la ripetizione di questi stessi elementi, sera dopo sera, a rendere rituale la scena di un bambino e di un adulto che prima leggono insieme e poi dormono bene. Non a caso, Ninna nanna per una pecorella fa parte della collana Parola magica, concepita per unire l’utile al dilettevole: “poesie da recitare insieme ai bambini come formule magiche per superare gli ostacoli lungo il cammino delle giornate”. Ninna nanna per una pecorella avvicina alla musicalità della lingua e porta l’attenzione sulla voce del testo. ... Il legame affettuoso che si sviluppa tra il libro e bambini ha origine in una storia con tre personaggi (una pecorella, una lupa e un piccolo di lupo); in una serie di tavole realizzate a tempera su cartoncino, numerate con grandi cifre arabe; in un tessuto di parole leggere e forti, altamente comprensibili, leggibili, ripetibili. L’animale che salta sulla copertina si associa a un cucciolo d’uomo. Dei bambini, lei che bela, pascola ed è tutta bianca di lana, evoca la giocosità, lo spirito di sopravvivenza, l’ingenuità, l’energia vitale, il bisogno di andare vedere fare. Grazie al suo aspetto e ai suoi comportamenti, la pecorella fa del libro un oggetto vivo, dotato di corpo, anima e pensieri: un vero compagno di strada e di sogni. Quelli veri, pronti a iniziare una volta chiuso il libro.

Da Leggere piano, dormire bene, di Giulia Mirandola, in Catalogone 2009.

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